Quando ero una bambina e ho cominciato a leggere libri, ero
convinta che i classici fossero di una noiosità abissale. Non so perché lo
pensassi... in fondo, non ne avevo mai letto uno in vita mia, per quel che
ricordo.
Avevo letto Il Piccolo Lord, che fra l'altro mi era piaciuto (e prima
o poi parlerò anche di questo magnifico libro); successivamente ho tentato con
L'Isola del Tesoro, ma l'ho mollato dopo i primi capitoli perché allora, a nove
anni, mi sembrava troppo "difficile" (l'ho letto, però, molto tempo
dopo, a sedici anni); e poi ho tentato con Il giro del mondo in ottanta giorni,
ma mi era parso lento e noioso, e ho mollato anche quello.
Forse sarà stato ciò, non ne ho idea, ma ricordo che quando sentivo
le parole "libro classico" storcevo il naso e negavo gentilmente. Ho
cominciato a leggere per davvero con la serie di Fairy Oak, poi con quella di
Ulysses Moore (che tuttora seguo e dalla quale prende nome questo stesso blog),
e così via con tanti altri bei libri per ragazzi.
Verso i quindici/sedici anni ho cominciato a pensare che
dovevo "farmi un po' di cultura", che leggere solo libri moderni mi
creava degli enormi disagi perché, pur essendo una grande lettrice, quando mi
chiedevano 'Hai letto questo libro?' io rispondevo che non l'avevo mai nemmeno
sentito. Conoscevo tanti libri per ragazzi degli ultimi anni, ma ignoravo quei libri che avevano fatto la storia dell'uomo.
Mi sono fatta forza, così, e ho cominciato a prendere in
mano dei classici, o comunque libri scritti vari decenni fa e, combattendo
all'inizio con prose differenti da quelle che avevo conosciuto fino a quel
momento, mi sono trovata a scoprire un bellissimo mondo, ho avuto modo di
scoprire da dove derivano stereotipi di ogni genere del giorno d'oggi e ho
conosciuto i modelli veri, gli originali.
Vorrei dedicare, di tanto in tanto, dei post a queste perle
di saggezza, volumi che mi hanno aiutata a capire (almeno in piccola parte) perché il mondo di oggi è
così come si presenta, vorrei parlare di queste
storie che non moriranno mai.
Non saranno delle recensioni vere e proprie, credo che libri
del genere non ne abbiano bisogno, che ce ne siano abbastanza, ma saranno
semplicemente dei pensieri, delle parole che scrivo per parlarvi di quanto mi
siano piaciuti o meno, degli insegnamenti che sono riuscita a ricavarne e se ho
cominciato a vedere la realtà in maniera diversa.
"Abbiamo quaranta milioni di ragioni per fallire, ma non una sola scusa."
Oggi vorrei parlarvi di Capitani Coraggiosi, romanzo
d'avventura del 1897 scritto da Rudyard Kipling, chiamato anche La scuola del
mare. E se non è possibile definirlo propriamente una "scuola", è
comunque una grande fonte di insegnamento, ve lo posso assicurare.
Il romanzo parla di un giovane ragazzo ricco che, navigando
lungo l'oceano nella sua fastosa imbarcazione, cade in mare dopo aver perso i
sensi a causa dell'infantile capriccio del fumo. Il ragazzino viene pescato
miracolosamente dal peschereccio di Disko Troop, un burbero capitano che,
assieme al figlio e ai suoi uomini, trascorre la stagione in mare lavorando
duramente.
Harvey, il protagonista, ordina al capitano di essere
riportato indietro, a casa sua,
e gli promette che riceverà una ricca
ricompensa. Quest'ultimo, però, gli ride in faccia: nessuno ha intenzione di
perdere la stagione di lavoro per fare marcia indietro. Harvey rimarrà a bordo
e, per ottenere il vitto, lavorerà come tutti gli altri uomini.
Dopo un primo istante di rabbia e capricci da parte del
ragazzino, al quale Disko risponde con un sonoro ceffone, questo pur con
rancore si infila gli abiti da marinaio che gli vengono prestati e comincia ad
apprendere i mestieri e i segreti del mare. Affiancato da Dan Troop, il figlio
di Disko, il giovane Harvey si ritrova a scoprire un mondo completamente
diverso da quello che fino ad allora aveva conosciuto e, probabilmente, a
vivere per davvero.

Inoltre, la vita in mare è una vera avventura. Pur lavorando
sodo, Harvey e Dan si divertono un mondo in imprese coraggiose, vicende
rischiose o semplicemente fra confidenze
da amici. Harvey ascolta le storie e i racconti degli altri pescatori,
scoprendo cose che del mondo non sapeva, e canta con loro fino alle ultime ore
della notte.
"E a me togli ogni onore se porti via il mare!"
Mi è sembrato di crescere assieme ad Harvey. Ho compreso
molti dei miei atteggiamenti infantili, ho smesso di essere arrabbiata con i
miei genitori quando loro mi negavano delle richieste e, soprattutto, ho capito
che ottenere qualcosa che ci siamo meritati con fatica ce lo fa godere appieno.
Spesso si dice che, una volta che si ha un oggetto che si è
desiderato ardentemente, il nostro interesse per esso cala quando è finalmente
di nostra proprietà... secondo me non è così. Credo che, se quell'oggetto lo si
è ottenuto con il proprio lavoro, il desiderio non cala affatto, anche quando
lo si ha fra le mani. Ma anzi, la soddisfazione è mille migliaia di volte maggiore.
Credo che siano pochi, al giorno d'oggi, i libri che vengono
scritti non per solo intrattenimento.
Leggere dei libri che ci danno degli
insegnamenti, che ci fanno vedere la realtà in modo diverso, che cambiano il
nostro modo di vivere, credo che debbano essere gli obbiettivi primari di ogni
persona che legge. E, quando trovo un libro che risponde a questi requisiti, mi trovo ad
essere veramente fiera di essere una lettrice.
Spero che queste mie parole abbiano, in qualche modo,
suscitato in voi un po' di curiosità. Cosa ne pensate? Avete mai letto questo
libro? Cosa ha mosso dentro di voi?
Spero che questo mio papiro sia stato a suo modo
interessante, un bacione :*
Loreena
Ciao Loreena ....... bel post carissima.
RispondiEliminaI Classici sono davvero libri che hanno i loro bei perchè e meritano sempre di essere letti, bisogna dargli la possibilità di affascinare più lettori possibile ;-)
Un saluto e buona continazione di settimana
Ciao! Vero, trovo che siano una fantastica scoperta, soprattutto per una come me che era molto scettica sul se mi avrebbero appassionata.
EliminaGrazie mille per il commento, buona giornata e buona settimana! :D